Storia di un Teatro


Teatro Niccolini

“Storia di un Teatro”

Nel 1751 l’unico “teatro” presente a San Casciano Val di Pesa era posto in una sala del Palazzo del Cassero e gestito da un’accademia che sopravvisse fino al 1847. Da tempo, i cittadini desideravano un teatro più grande, dove fosse possibile ascoltare la musica lirica, e fu perciò che nel 1828 uAntonio Pierozzi, Amerigo Sandrucci, Francesco Nanni e Pasquale Calamandrei, come primi rappresentanti di una nuova società accademica, si rivolsero al Magistrato della Comunità per ottenere gratuitamente “del terreno sul quale farebbero costruire un teatro, tra le mura castellane, le fabbriche presso il pubblico oratorio detto il Chiesino, e la strada comunale della nuova piazza del Mercato”. Nonostante gli sforzi messi a disposizione dalla magistratura, che mise un terreno a disposizione di 862.50 braccia, i lavori tardavano ad iniziare e così la società venne sciolta.

Secondo L .Barsanti l’iniziativa della costruzione del teatro venne ripresa nel 1844 dal giovane architetto Antonio Sodi e pochi altri a lui associatisi, che riprese dunque il progetto e redatti i disegni, li offrì ad Antonio Pierozzi (“uomo della patria sollecito”) e da lui poi presentato ad altri intellettuali capaci di comprendere il sentimento e la volontà di avere in paese un teatro. L’architetto chiese nuovamente al Magistrato della Comunità il terreno ove poterlo creare. Nel marzo del 1845 il Magistrato accettò la proposta ma solo a condizione che la costruzione fosse ultimata entro il termine di cinque anni. I lavori iniziarono nel 1847 e si conclusero nel 1848, ciò nonostante l’apertura del teatro avvenne solo due anni dopo, nel 1850, con “un corso di recite d’opera in musica” allestito dalla Compagnia Coiani. Fu così che, per la prima volta, gli venne dato un nome: si sarebbe chiamato “Teatro Niccolini”, in onore dello scrittore di tragedie Giovan Battista Niccolini.

In origine comprendeva diversi spazi, tra cui una sala giuochi, varie stanze per la lettura e una stanza per il caffè e gli incontri.
La società che ne aveva promossa la realizzazione decise di costituirsi in accademia e ne fu dunque la prima proprietaria, riconosciuta ufficialmente nel 1854 con il titolo di Accademia dei Perseveranti.
Il 23 ottobre del 1927 il podestà di San Casciano, gen. Polito, si propose di acquistarlo per fondarvi la Casa del Fascio: nel 1928 ne prese il possesso, ad esclusione dei 44 palchi, riconosciuti di proprietà privata, e lo denominò Teatro del Littorio, anche se i Sancascianesi continuarono a chiamarlo Teatro Niccolini.
Durante il governo fascista il teatro subì un sostanziale intervento strutturale, che diede all’edificio l’aspetto che ancora in parte ci mostra, che si concluse nel 1940 con grandi celebrazioni.
Dalla sua nascita sino al dopoguerra, il teatro ospitò molte compagnie e artisti di genere diverso: maghi, illusionisti e anche scienziati, ma più che mai esibì un importante programma di Lirica. A quell’epoca, era l’unico teatro del Chianti in grado di accogliere tali spettacoli, che allora riscuotevano enorme successo e portavano spettatori sia da Firenze sia da Siena.
La guerra inflisse al teatro danni assai gravi e nel 1945, in seguito ad un sopralluogo della Commissione Edilizia, si parlò addirittura di demolirlo.
Per evitarne l’abbattimento, se ne avviò l’immediato restauro e alla sua riapertura, nel 1946, ospitò la Casa del Popolo; nel 1960 l’Accademia dei Perseveranti lo riacquistò con l’impegno di destinarlo esclusivamente a scopi culturali e ricreativi; del suo utilizzo come cinema ne parla anche Remo Ciapetti nel volume “Il Nuovo Teatro Niccolini”, nel medesimo testo, sempre Ciapetti, così riporta; “furono sollevati problemi di sicurezza, di agibilità e altra natura. L’8 giugno 1974, per evitare che il Niccolini venisse abbattuto dopo i grandi danni subiti dalla Guerra e le varie trasformazioni subite, intervenne la Soprintendenza ai Monumenti con un vincolo, in cui si impediva all’Accademia dei Perseveranti di non poterlo abbattere o modificarlo o destinarlo ad altro uso. La questione passò in mano agli avvocati e ai tecnici. Il 10 novembre 1974 l’ingegnere comunale dichiarò inagibile il teatro e successivamente il Sindaco ne ordinò la chiusura”.

Purtroppo, dal dopoguerra al 1984 i documenti riguardanti le attività del teatro, del quale l’Accademia dei Perseveranti rimarrà sempre la proprietaria, sono andati in gran parte perduti.

Appena qualche anno più tardi furono tentati alcuni interventi di ristrutturazione ma dovettero cessare a causa di pesanti infiltrazioni d’acqua piovana, ma soprattutto per mancanza di fondi, lasciando il teatro chiuso fino al 1985.

Nel 1984, a seguito dell’elaborazione di un progetto promosso dalla Regione Toscana per la ristrutturazione di vari edifici di interesse culturale nel quale fu inserito inserito anche il Teatro Niccolini, l’Amministrazione Comunale intervenne presso l’Accademia per ottenere la cessione ed avviare una completa ristrutturazione; i lavori, diretti dall’architetto L.Zangheri e D.Palterer, iniziarono nel 1984, anche se di lì a poco furono interrotti per essere poi ripresi dopo tre anni di attesa. I progetti di intervento saranno numerosi: un palcoscenico che faciliti il montaggio e lo smontaggio delle scene; scale di sicurezza con uscita sulle vie pubbliche; un numero maggiore di camerini per gli artisti e spazi più ampi per gli impianti di luce, riscaldamento e areazione.

Dai registri raccolti, sembra che per restaurarlo interamente siano stati necessari 3.560.000.000 di lire.

Finalmente, nel maggio 1996, il teatro viene ultimato e dichiarato pronto ad ospitare ancora del buon spettacolo e all’inaugurazione, presenziata da Pietro Roselli, sindaco di San Casciano, farà seguito un memorabile spettacolo di danza eseguito da Carla Fracci.

Oggi il Teatro Niccolini è un monumento nel quale convivono passato e futuro, sia per la sua storia sia per la sua struttura.

Di grande importanza artistica è il sipario dipinto dal grande pittore Enzo Faraoni, dipingendo uno splendido corteo dionisiaco dentro un paesaggio lunare pieno del pathos tipico del Faraoni.

Estratto da:
Il Nuovo Teatro Niccolini
di San Casciano in Val di Pesa
Luigi Zangheri, David Palterer
Ed. Polistampa


Il sipario dipinto

del Teatro Niccolini

Per Enzo Faraoni al Niccolini

di Mario Luzi

Al caro e vecchio Enzo, gran pittore, è toccata una insolita commessa: dipingere un sipario: quello del rinnovato teatrino di San Casciano.

Immagino il conflitto tra resistenza e divertita tentazione prima di accettare l’incarico. Ma quando, poi, si è messo al lavoro sono certo che le esitazioni, semmai ne aveva avute, si sono dileguate, non lasciando di se stesse neppure l’ombra del ricordo.

Sipario, porta della rivelazione e dello svelamento a cui s’accede non possiamo sapere come, ma sempre misteriosamente – qualunque sia la fabula, la materia del dramma.

Così anche mi pare che il nostro pittore abbia concepito il suo oggetto.

Non basta il leggiadro apparire del corteo dionisiaco ad aprire inedite e cartellonistiche promesse del genere che si richiede a un poster o a un affiche.

Lo splendido paesaggio lunare illumina un mondo evanescente di afflizione che appartiene da sempre al pathos di Faraoni.

Enzo ha lasciato il teatro venire a sé, il suo sipario immette dunque nel cuore della sua pittura, nella sua poesia. È un sipario dall’esterno all’interno, dalla superficie alla profondità del suo mondo; un mondo che vale per tutti.

Gli architetti Luigi Zangheri e David Palterer hanno tra gli altri meriti della ristrutturazione dell’edificio e del restauro della sala anche quello di avere favorito e accolto questo felice episodio dell’arte di Enzo Faraoni.

estratto dal volume:

Il nuovo Teatro Niccolini

© Polistampa 2000

Enzo Faraoni

Enzo Faraoni è nato a Santo Stefano Magra (SP) il 29 dicembre 1920.

Ha frequentato l’Istituto d’Arte di Firenze dove è stato allievo di Francesco Chiappelli e Pietro Parigi; questi lo presentò a Ottone Rosai, il quale lo introdusse nell’ambiente artistico e culturale cittadino. Nel 1940 il giornale “Rivoluzione” pubblicò alcuni suoi disegni e fino al 1943 collaborò al settimanale “La Festa”. Nel 1939 intervenne alla I Mostra di Pittura Toscana a S. Miniato (PI) e nel 1949 ad una mostra organizzata da Soffici nella sede de “La Nazione”. Nel 1942 Rosai volle allestire una personale di pittura e incisione del giovane artista nella sua galleria d’arte “Il Fiore” e lo volle come assistente nella classe di Pittura all’Accademia di Belle Arti. Nel 1944 fu attivo nella lotta partigiana e, gravemente ferito, trovò aiuto nella casa di Rosai. Alla ripresa dell’insegnamento e dell’attività espositiva, ottenne lusinghieri riconoscimenti.

I° premio Fiorino di Palazzo Strozzi nel 1961 per la pittura

I° premio Biennale di Venezia nel 1968 per la xilografia

Opere permanenti:

Biblioteca Marucelliana di Firenze

Pinacoteca Civica ‘Amedeo Modigliani’ di Follonica (Gr)

Pubblicazioni

Enzo Faraoni. Figure.

© Polistampa 2001

Enzo Faraoni. Calendario Polistampa 1999.

© Polistampa 1999 – esaurito